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I coloranti E.number sono additivi, e vengono usati per conferire il colore ad alimenti e bevande di per sé incolori o per restituirgli la colorazione originaria dopo un processo produttivo che ne ha alterato l’aspetto. I coloranti possono essere ottenuti o partendo da fonti naturali (vegetali, animali o minerali), o prodotti per sintesi chimica. I coloranti ottenuti da fonti naturali, alimenti o altri materiali commestibile di origine naturali possono essere
ricavati mediante procedimento fisico e/o chimico che comportino l’estrazione SELETTIVA dei pigmenti in relazione ai loro componenti nutritivi o aromatici. Come gli altri ADDITIVI, i coloranti hanno tutti un numero E. e sono regolamentati a livello europeo dal Reg.1333/2008 e successive modifiche, insieme al Regolamento n. 231/2012, che definisce le specifiche per ogni colorante (Requisiti di Purezza).
Il Regolamento, prevede un elenco “positivo” di coloranti ammessi negli alimenti , ma è bene tenere presente che:
Il Reg.1333/2008 NON classifica i coloranti in base alla loro origine (naturale, sintetica o artificiale), ma solo in base alle loro condizioni d’uso in 2 gruppi, quelli autorizzati “Quantum Satis” e quelli autorizzati con limite “massimo combinato”. In realtà, ci sono coloranti ammessi che per via delle loro condizioni d’uso molto restrittive, sono esclusi da entrambi i gruppi. Questi coloranti, che di fatto non entrano in nessun gruppo, li chiameremo “Altri”. Per questo motivo e per i punti evidenziati nel box sopra, prima di scegliere e usare un colorante E.Number è necessario verificare la classe del colorante in relazione alla categoria alimentare da colorare.
Il Reg.1333/2008, non fornendo una definizione giuridica del termine “naturale”, di fatto non classifica i coloranti in base alla loro origine , in altre parole, non permette la distinzione tra coloranti naturali e non naturali. In un periodo storico, dove il mercato si trova ormai da anni ad affrontare una richiesta sempre più indirizzata verso i coloranti “naturali”, questa mancata classificazione, ha rappresentato per l’industria alimentare un grosso limite. Il non poter mettere in evidenza la naturalità dei coloranti, ha generato la tendenza di apporre sulle etichette affermazioni di marketing come: “senza coloranti artificiali”. Oltre alla confusione che si è creata, c’è da chiedersi, ma se la normativa non fornisce criteri di classificazione sulla natura dei coloranti, allora su cosa ci si basa per definire questo tipo di claim?
Fu per questo motivo che la Natural Food Colours Association, Natcol, per cercare di fare chiarezza, nel 2013 fornì agli operatori del settore, una guida di orientamento che classificò i coloranti alimentari a seconda dell’origine della loro materia prima e del loro processo di produzione.